giovedì 10 settembre 2009

Normalità, Mediocrità, Perfezionismo

"Essere normali non è una virtù, ma piuttosto mancanza di coraggio".

Questa è una frase tratta dal film Amori e Incantesimi.
In inglese, "To be normal" non significa esattamente "Essere normali", ma "Essere nella norma, convenzionali, di massa". Questo post, tuttavia, non riguarda l'assurda incapacità dei traduttori italiani di svolgere decentemente il loro lavoro, argomento di cui non sono interessata a parlare. Quello che m'interessa far sapere, piuttosto, è che l'affermazione sopra citata è una cazzata.
Esatto, una terribile cazzata, perché non c'è niente di più coraggioso del saper essere normali, di accettare un avvenire da persona comune. E con normali non intendo, ovviamente, uniformati alla massa, perché ognuno ha il sacrosanto diritto di essere sé stesso e di essere accettato per quel che effettivamente è. Con normali intendo umani. Imperfetti.
A farci caso, ci si accorge che quasi tutti coloro che mancano di autostima, vorrebbero essere qualcun altro, hanno una sorta di immagine idealizzata di sé. Nella maggior parte dei casi, una persona insicura è anche perfezionista. Nella maggior parte dei casi, una persona perfezionista pensa che l'Imperfezione equivalga alla Normalità (e la Normalità all'Imperfezione), e che la Normalità (o Imperfezione) equivalga a sua volta alla Mediocrità. E se sei normale, mediocre, imperfetto, non sei Nessuno.

La ragazza Pro-Ana vuol essere unica nella sua magrezza.
La ragazza che passa sette ore al giorno sui libri per non scendere sotto la media del nove vuol essere unica nella sua intelligenza e cultura.
La ragazza che rifiuta di uscire o di mostrarsi a chicchessia se ha la pancia gonfia/un brufolo sul naso/i capelli scarmigliati vuol essere unica nella sua costante Perfezione e impeccabilità.
La ragazza che digiuna per giorni vuol essere unica nel suo controllo.

Tutti vogliamo essere unici, tutti volgiamo essere qualcuno. E allora ci annuliamo, ci distruggiamo, ci torturiamo nel tentativo di raggiungere la nostra immagine idealizzata e perfetta, la nostra immagine che è Qualcuno, la nostra immagine ammirata e invidiata da tutti. E perdiamo di vista noi stessi. Noi stessi, l'unica persona con cui dovremo convivere ogni ora, minuto, secondo, istante della nostra vita.
E insieme a noi stessi, perdiamo di vista anche la vita vera.

Non abbiate paura di essere semplicemente voi stesse, anche quando questo dovesse significare non essere invidiate e ammirate da ogni essere vivente presente su questa terra, anche se dovesse significare darci la possibilità di sbagliare e rilassarci, senza dover per forza pensare che in questo modo (Mangiando quel panino, non risolvendo quell'esercizio di matematica, mostrandoci quando siamo di cattivo umore e ci sentiamo ben poco attraenti)perderemo la nostra possibilità di essere Qualcuno.

Siamo già qualcuno. Siamo noi stessi.

Un abbraccio,

Occhi D'Oceano

2 commenti:

  1. Ma che cosa è "normale"? Niente, nessuno lo è. Ognuno è differente dagli altri, unica nel suo genere, perciò come si fa a dire che siamo "normali"? Come si può definire il concetto di "normalità"? Lo trovo piuttosto assurdo... Così come trovo assurda e completamente sbagliata la citazione con cui inizi questo post... Per come la penso io, è vero, probabilmente in un certo senso siamo un po' tutte "normali"... eppure viviamo la vita giorno dopo giorno con il coraggio di supportare ogni sfida, anche le più ardue, pur essendo persone "normali"... ed è questo che ci rende veramente speciali. Perchè non c'è ninete di più speciale nel riuscire a tener testa alle difficoltà della vita pur essendo persone normali...

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  2. Veggie: La penso esattamente come te, anche io trovo sbagliatissima la citazione a inizio post. Sai, credo sia principalmente colpa della traduzione italiana, perché nella lingua originale, "normale" stava a significare "di massa", e quindi il senso della frase era probabilmente "volersi uniformare a tutti i costi per paura di non essere accettati per come davvero si è, è una debolezza".
    Quella frase è un semplice punto di partenza per sviluppare un discorso a sé.
    Sono perfettamente d'accordo con te, il vero coraggio è saper affrontare i problemi di tutti i giorni e saper accettare di non dover essere a tutti i costi "speciali", "superiori", "di più" per essere amati e accettati. Perché, appunto, in qualche modo noi siamo già qualcuno, siamo già speciali, siamo noi stessi.

    Un abbraccio,

    Occhi D'Oceano

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